Gestione dell’emergenza sanitaria: la sfrontatezza di Giuseppe Conte!
In Commissione parlamentare continua a suscitare sdegno l’analisi della gestione dell’emergenza Sars-CoV2 offerta dall’intervento dell’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che dimostra l’ennesimo tentativo di revisionismo storico e politico.
Paradossalmente, le dichiarazioni più sorprendenti non provengono dagli auditi, ma dallo stesso Conte, oggi membro della Commissione per conto del Movimento 5 Stelle.
Durante il suo intervento, in aperta violazione delle regole procedurali, Conte ha ribadito, con disarmante sicurezza, di non aver mai voluto l’obbligo vaccinale e che, una volta resi “disponibili” i vaccini (lapsus rivelatore: dice “responsabili”), sarebbero stati lasciati alla libera scelta dei cittadini.
Ci troviamo di fronte a una narrazione che sfida ogni logica e fedeltà alla storia.
L’Italia, grazie al governo di Conte, ha ideato, introdotto e implementato una delle campagne sanitarie più restrittive del mondo (forse secondi solo alla Cina), imponendo obblighi e limitazioni draconiane ad ogni tipo di libertà individuale e di autodeterminazione terapeutica, votando e approvando in Parlamento il DL 44/21 (Obbligo vaccinale) ed il DL 52/21 (green pass) in tutte le loro forme e sempre confermando la fiducia al governo.
Le sue affermazioni, rese di fronte a una Commissione parlamentare d’inchiesta, non solo distorcono la realtà, ma sono un insulto all’intelligenza e alla memoria collettiva del popolo italiano.
Solo chi è privo di memoria o senso critico può credere a questa sfacciata mistificazione.
Conte ha avuto responsabilità diretta nella gestione dell’emergenza, e il suo tentativo di riscrivere la storia è una mossa che supera il limite del ridicolo e sfocia nel grottesco.
L’ex presidente del Consiglio dei Ministri On.le prof. avv. Giuseppe Conte è libero di dire e fare ciò che vuole -lo ha già fatto in passato, e non sarebbe una novità- ma noi AVVOCATI LIBERI, OSA POLIZIA e OSA ITALIA altrettanto liberamente possiamo augurarci che la Commissione parlamentare d’inchiesta non si trasformi in un teatro in cui dare spazio all’attore protagonista nella sua veste di diretto responsabile della gestione oggetto delle indagini, lasciato libero di difendersi mentendo (anche questa è sua facoltà) nel silenzio di tutti e sfruttando le dichiarazioni di poveri cittadini in condizioni di fragilità emotiva.
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